“Palermo, frenata letale”, titola il Corriere dello Sport.
Per un lungo periodo, il Palermo è stata una squadra affidabile, sempre in preda ad alti e bassi ma comunque capace di “stare dentro la partita”, espressione che piace molto al tecnico; di reggere di fronte alle difficoltà ed anzi di saper colpire quando era il momento. Questa caratteristica nelle ultime settimane è andata decisamente smarrita. Quando Corini, con l’arrivo di Verre e i rinforzi di gennaio, ha deciso di alzare l’asticella, sia degli obiettivi che del modo di giocare, l’impianto non ha retto: molti singoli sono calati di rendimento compiendo errori che hanno spesso inciso sulle partite, i ricambi non sempre hanno funzionato a dovere e alcuni infortuni hanno complicato il quadro. Da un calcio più speculativo (ma solido), il Genio è passato ad uno più propositivo ma rischioso, o almeno questo stanno dicendo i numeri.
Il Palermo oggi cerca di imporre la partita contro qualsiasi avversario ma non ne ottiene sufficienti vantaggi, visto che la squadra da due mesi vince pochissimo (solo il 5-2 sul Modena) e non è riuscita a chiudere partite apparse alla sua piena portata (soprattutto in trasferta, si pensi a Pisa, Cittadella e in fondo anche al 1° tempo di Venezia). Al contrario ha smarrito i suoi equilibri. Corini (che pure viene spesso criticato per un atteggiamento poco coraggioso) schiera due punte, due esterni di chiara impronta offensiva (Valente e Aurelio nell’ultimo match) e due centrocampisti che appoggiano in maniera decisa l’azione negli ultimi 20 metri (Verre e Saric). Ma basta un errore di palleggio, e nell’ultimo periodo ce ne sono stati frequenti, per prendere d’infilata una difesa formata da centrali non velocissimi e coperta dal solo Gomes. Il gol del 3-1 del Venezia ne è una fotografia.