Serie A, nuovo regolamento Lega Calcio: vietato il colore verde sulle maglie…
Ne vedremo di tutti i colori. Ma il colore verde no.
Stiamo parlando delle maglie della Serie A,
alla luce del regolamento emanato dalla Lega Calcio. Che contiene
disposizioni severe e tassative, che varranno per il prossimo triennio
fino alla fine della stagione 2026-27: «È vietato l’utilizzo di divise
da gioco per i calciatori di movimento caratterizzate prevalentemente da
una tonalità di colore verde che possa influire negativamente sulla
visualizzazione dei calciatori rispetto al campo di gioco (sia dal vivo
che dal punto di vista televisivo)».
Il primo pensiero non può che andare al Sassuolo, che da sempre ha la prima maglia di quel colore. In questo caso, però, è quel prevalentemente
a salvare la squadra emiliana, che anche nell’ultima stagione ha
abbondato con il nero, rendendo così la propria divisa ben più visibile e
facendo in modo che non si confondesse con il colore del prato (anche
grazie ai pantaloncini neri che permettevano un forte stacco cromatico).
Ma il verde è spesso utilizzato anche da altre squadre nelle seconde e
terze maglie: il Milan, ad esempio, ha scelto questo colore per la terza divisa della stagione scorsa.
Ma non è stato vietato. Perché? Perché si trattava di un verde oliva,
che è passato al vaglio degli uffici preposti della Lega Calcio ed è
stato approvato, non andando in contrasto con il colore del campo né
dalle tribune né dalla tv.
Il
tema del colore della maglia è di grande importanza, tanto che sono
diversi i punti specificati dalla Lega Serie A: «Se vengono utilizzati
più di tre colori», si legge, «uno deve essere chiaramente dominante
sulla superficie della maglia, dei pantaloncini e dei calzettoni e gli
altri colori devono essere chiaramente colori secondari. Il colore
principale deve essere sostanzialmente equivalente sul davanti e sul
dietro di ogni elemento delle divise da gioco (maglie, pantaloncini e
calzettoni)». Entrambe le maniche delle maglie, inoltre, devono essere
identiche nel colore e nella grafica (salvo nel caso di maglie
cerchiate, fasciate, a strisce o a quadri, in cui ciascuna può
riprodurre entrambi o solo uno dei due colori principali), e nella
realizzazione della divisa da gioco non potrà essere utilizzato alcun
materiale riflettente o soggetto a variazioni di colore dovute a fattori
esterni, come l’illuminazione artificiale o quella naturale.
Nomi e numeri
Anche
per quanto riguarda i nomi e i numeri il regolamento parla chiaro,
vietando anche in questo caso colori fluorescenti, oro e argento,
prevedendo anche un profilo/outline a contrasto con il colore del
numero. I numeri devono essere di un unico colore e chiaramente
distinguibili dal colore dello sfondo su cui sono collocati (chiaro su
scuro e viceversa), devono essere leggibili anche a notevoli distanze da
parte degli spettatori allo stadio (almeno 50 metri) o davanti allo
schermo televisivo. Per le squadre che hanno maglie a righe (Juventus,
Inter, Milan), «deve essere previsto un fondo di colore neutro (molto
chiaro o molto scuro in ogni caso in contrasto con il colore del
numero)». Sempre in tema di numeri, i calciatori possono sceglierne
liberamente uno dall’1 al 99, con l’eccezione, novità di quest’anno, del numero 88,
sulla base della «Dichiarazione di intenti per la lotta contro
l’antisemitismo nel calcio». I nomi dei calciatori devono essere scritti
in un unico colore in netto contrasto con il fondo della maglia, ed
essere applicati sul dorso con disposizione orizzontale, anche
lievemente arcuata, fra il colletto e il numero. Il cognome (o il
soprannome, se un giocatore è conosciuto così, come in passato, ad
esempio, era stato per Kakà), viene specificato, «deve essere leggibile.
I caratteri delle lettere che compongono la scritta devono avere
un’altezza massima di 7,5 cm», ma sempre dello stesso colore utilizzato
per il numero di maglia.