Invocare Santa Rosalia, altro non si può fare. Perché a questo Palermo serve davvero un miracolo per uscire dalle sabbie mobili in cui si è cacciato consapevolmente. La squadra vista nelle ultime settimane è come se avesse l’elettroencefalogramma piatto, a prescindere dall’avversario. Lecco o Catanzaro fa poca differenza: gli altri giocano, segnano e vincono. Il Palermo gioca, fatica come se dovesse fare una maratona con la zavorra attaccata alle caviglie e perde. Risultato? Dal secondo posto, a -1 dal Parma, del post sosta di ottobre, si è passati all’ottavo di adesso, a -9 dalla vetta. Un abisso scavato in sette partite, in cui si è visto di tutto (perfino il ritorno alla difesa a 3…), tranne che una squadra che giocasse a calcio.
Non stupisce affatto che il Palermo abbia conquistato cinque punti e non sorprende che Corini sia ormai alla gogna. Nonostante la città continui a chiederne la testa, il City ha dato ancora fiducia al tecnico, ma – a differenza del passato – stavolta non è incondizionata. O Corini svolta nelle prossime due partite o la «cultura dell’esonero» tornerà d’attualità. Questo è quello che filtra dal ponte di comando, che in questi giorni sembra il… Cremlino.
Il silenzio del City, infatti, fa rumore quanto i fischi dei tifosi. Vero che a Manchester hanno altro a cui pensare (i «Citizens» rischiano addirittura la retrocessione per le 115 violazioni finanziere contestate dalla Premier League), ma la galassia che gravita attorno non si può dimenticare, soprattutto se ogni decisione deve essere vidimata dall’Inghilterra. Nello specifico, l’esonero di Corini che altrove – senza… bolli da mettere – probabilmente sarebbe già a casa da un pezzo.