GazzSport: “Bari guarda già lontano. In A De Laurentiis vende: servono 100 milioni”
“Bari guarda già lontano. In A De Laurentiis vende. Servono 100 milioni”, titola la rosea.
Era l’estate 2018, la famiglia De Laurentiis aveva appena rilevato (per 3 milioni) i diritti del Bari escluso dalla B. Bisognava ripartire dalla Serie D, con una nuova veste e nuovi progetti. E i tifosi, abituati a guardare sempre molto avanti, se lo sono chiesti subito: «Ma quando saremo in Serie A, come farà De Laurentiis che ha anche il Napoli?». Il dibattito, cinque anni e due promozioni dopo, con una finale playoff da giocare, torna d’attualità: «E adesso?» dice la maggioranza, «Non abbiamo ancora vinto…» ribattono i pochi scettici. Di sicuro sono usciti di scena tutti coloro che erano certi: «Per non avere problemi, la squadra si fermerà prima e non andrà mai in Serie A». Provate a fermarla adesso…
I De Laurentiis non sono impreparati. Papà Aurelio ha ricevuto proposte più o meno concrete per il Napoli, ma non intende cederlo dopo averlo portato a vincere lo scudetto con una gestione impeccabile. Semmai a essere sacrificato sarà il Bari, gestito dal figlio Luigi, che nella scalata dalla D ha dovuto fare qualche sacrificio in più (soprattutto perché per vincere la C ci ha messo tre anni) ma che ha un passivo decisamente accettabile. E con grandi prospettive di crescita, a maggior ragione in Serie A.
Le voci sugli ipotetici acquirenti si sprecano, dagli immancabili fondi Usa o arabi fino allo sponsor Casillo, che ha i mezzi per rilevare il club ma che, da quando lo sostiene, ha sempre vissuto con cautela la prospettiva di acquisirne le azioni. E si sprecano anche le voci sulla valutazione che De Laurentiis darebbe al Bari: almeno 100 milioni. Troppi? Con i diritti tv della A e un pubblico del genere, i ricavi sarebbero congrui. Semmai il problema sarebbe quello di dover investire molto per rifare una squadra che è quasi la stessa che un anno fa giocava in Serie C. Bari se lo chiede, vola lontano e sogna. Dei De Laurentiis si fida. Ma prima c’è una finale da giocare.