Cellino si dimette dalla presidenza del Brescia. I perché della scelta e l’importanza del 27/1
La
notizia era oramai nell’aria da qualche giorno. Massimo Cellino non è
più il presidente del Brescia. L’imprenditore sardo ha rassegnato pochi
minuti fa le dimissioni dalla massima carica del club lombardo: una
decisione poi comunicata via social dalle Rondinelle.
L’inchiesta giudiziaria – Una decisione, questa, che affonda le
proprie radici nel fascicolo aperto su di lui da parte della Procura di
Brescia in merito a presunti reati finanziari commessi dallo stesso
Cellino nel 2011 (la scintilla è stata una cartella esattoriale da
700mila euro non pagata) e che nel luglio scorso aveva portato le stesse
Autorità al sequestro di 55 milioni di euro del patrimonio
dell’imprenditore più la villa di di Padenghe sul Garda.
Brescia tranquillo? Quasi… –Tutto questo, però, non sembrava
aver avuto finora grandi riflessi sul Brescia, inteso come società,
tanto che anche sul mercato le operazioni non sono mancate. Tanto che
nel settembre scorso lo stesso Cellino non rinnovò le deleghe al figlio Edoardo e al manager Giampiero Rampinelli Rota,
dando il preciso segnale di voler tenere pienamente in mano le redini
del club. Quasi come se, quello finanziario, fosse un problema
totalmente estraneo alla vita delle Rondinelle. Almeno fino ad
oggi, alla lettera con la quale l’ex numero uno del Cagliari, ha
rassegnato le dimissioni: “Il procedimento penale, che mi vede coinvolto
e che dura ormai da ben due anni ha ormai logorato la mia serenità,
necessaria ai fini della gestione di un’impresa complessa quale è una
squadra di calcio”.
E adesso? In attesa di capire se c’è già una trattativa per la cessione
del pacchetto azionario del club, molto potrebbe dipendere dall’udienza
della Cassazione fissata per il 27 gennaio prossimo. In quell’occasione
verrà esaminato il maxi sequestro di cui sopra, che se venisse
confermato lascerebbe poco spazio di manovra a Cellino in vista del
futuro.