Il Palermo sogna la Serie A, ma l’Europa sarà “limitata”

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Con l’acquisizione da parte del City Football Group il Palermo
entra in una nuova era. La holding di Abu Dhabi – proprietaria già del
Manchester City in Premier League – metterà a disposizione del club
rosanero tutto il suo know-how per riportare la società che un tempo fu
di Maurizio Zamparini nell’elite del calcio italiano: la Serie A.

Un obiettivo verosimile considerando la forza della nuova proprietà,
anche se complicato dal grande numero di concorrenti nella Serie B
2022/23, tra i ritorni di grandi piazze – come ad esempio il Bari –, nobili decadute come Genoa e Cagliari e altri club che avrebbero tutte le carte in regola per ambire alla promozione, dal Parma al Brescia, passando per il Benevento.

I tifosi rosanero sognano il doppio salto di categoria nel giro di
due anni e anche se è sicuramente ancora prematuro parlarne, il pensiero
dei sostenitori sarà sicuramente tornato ai tempi in cui il Palermo era
una squadra capace di conquistare la partecipazione all’Europa League, con calciatori del calibro di Edinson Cavani, Javier Pastore e Fabrizio Miccoli, solamente per citarne alcuni.

Tuttavia, i sogni di gloria in Europa potrebbero scontrarsi prima del
tempo con la realtà, e in particolare con le norme sulla
multi-proprietà della UEFA. Il tema è regolamentato dall’articolo 5 del
“Regulations of the UEFA Champions League”, che parla di “Integrity of
the competition/multi-club ownership” (integrità della competizione e
multiproprietà, ndr) e disciplina la partecipazione alle competizioni
per club UEFA di società controllate dal medesimo azionista.

Un’eventualità che potrebbe riguardare – nel migliore dei casi a partire dalla stagione 2024/25 – anche il Palermo.
Il Manchester City occupa ormai stabilmente da anni un posto in
Champions League, e nulla vieta che un’altra delle società europee
controllate dalla holding (Girona e Troyes) possa ottenere un posto in
un altro dei tornei UEFA per club.

L’articolo numero 5 in questione, che prevede quattro diversi commi, recita al numero 1: «Per garantire l’integrità delle competizioni UEFA per club (vale a dire UEFA Champions League, UEFA Europa League e UEFA Europa Conference League), si applicano i seguenti criteri:

  1. Nessun club che partecipa a una competizione UEFA per club può, direttamente o indirettamente:
  • detenere o negoziare titoli o azioni di qualsiasi altro club che partecipa a una competizione UEFA per club;
  • essere socio di qualsiasi altro club che partecipa a una competizione UEFA per club;
  • essere coinvolto a qualsiasi titolo nella gestione, amministrazione
    e/o prestazione sportiva di qualsiasi altro club che partecipa a una
    competizione UEFA per club; o
  • avere qualsiasi potere nella gestione, amministrazione e/o
    prestazione sportiva di qualsiasi altro club che partecipa a una
    competizione UEFA per club.
  1. Nessuno può essere coinvolto simultaneamente, direttamente o
    indirettamente, a qualsiasi titolo nella gestione, amministrazione e/o
    prestazione sportiva di più di un club che partecipa a una competizione
    UEFA per club.
  2. Nessuna persona fisica o giuridica può avere il controllo o
    l’influenza su più di un club che partecipa a una competizione UEFA per
    club, tale controllo o influenza essendo definiti in questo contesto
    come:
  • detenere la maggioranza dei diritti di voto degli azionisti;
  • avere il diritto di nominare o revocare la maggioranza dei membri
    dell’organo di amministrazione, direzione o controllo del club;
  • essere azionista e controllare da solo la maggioranza dei diritti di
    voto degli azionisti in virtù di un accordo stipulato con altri
    azionisti del club; o
  • poter esercitare con qualsiasi mezzo un’influenza determinante nel processo decisionale del club».

Al comma 2 dello stesso articolo, si specifica invece che «se due o più club non soddisfano i criteri volti a garantire l’integrità della competizione, solo uno di loro può essere ammesso a una competizione UEFA per club, secondo i seguenti criteri (applicabili in ordine decrescente):

  1. il club che si qualifica per merito sportivo alla più prestigiosa
    competizione UEFA per club (ovvero, in ordine decrescente: UEFA
    Champions League, UEFA Europa League o UEFA Europa Conference League);
  2. il club che si è classificato in posizione migliore nel campionato
    nazionale dando accesso alla relativa competizione UEFA per club;
  3. il club la cui federazione è classificata più in alto nelle liste d’accesso».

Il comma 3 sottolinea che «le società non ammesse sono sostituite ai sensi del Paragrafo 4.09», e dunque che «una società che non è ammessa alla competizione viene sostituita dalla squadra successiva
meglio classificata nel massimo campionato nazionale della stessa
federazione, a condizione che la nuova società soddisfi i criteri di
ammissione
».

Infine, il comma 4 – una delle considerazioni più importanti – conclude sottolineando che «questo articolo non è applicabile se uno dei casi elencati al paragrafo 5.01 si verifica tra un club qualificato direttamente alla fase a gironi della UEFA Champions League e uno qualificato per una qualsiasi fase della UEFA Europa Conference League».

Dunque, ipotizzando che il Manchester City continui a prendere parte
alle prossime edizioni della UEFA Champions League, per il Palermo
l’Europa non sarebbe totalmente preclusa. Il club rosanero potrebbe
partecipare solamente alla Conference League, competizione che in nessun
caso si incrocia con la Champions. Il tutto a patto che nessuno degli
altri due club europei – Girona o Troyes – riesca ad accedere allo
stesso tempo a una manifestazione UEFA per club.

L’alternativa sarebbe una cessione della società da parte del City
Football Group, in modo da fare venire meno l’influenza descritta dalla
UEFA stessa nel suo articolo, un’ipotesi lontanissima per ovvie ragioni.
Per il momento Palermo potrà serenamente concentrarsi sul ritorno nella
massima serie italiana: l’Europa può attendere.

Redazione

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Fonte della notizia: calcioefinanza.it

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